Rocca Cinema Imola
Il piccolo yeti
regia: Jill Culton, Todd Wilderman
durata: 92'
U.S.A. Cina, 2019
venerdì 10 luglio 2020 21:30
Yi è una ragazzina solitaria, che si riempie la giornata di lavoretti per guadagnare quanto le serve a fare il viaggio attraverso la Cina che sogna di fare.

Avrebbe dovuto farlo con suo padre, ma lui non c'è più, ed è anche per questo che Yi non sopporta di stare in casa, perché niente è più come prima. Si è creata un suo angolino sul tetto ed è proprio qui che, una sera, s'imbatte in una zampa enorme: niente meno che quella di un cucciolo di Yeti, ferito, spaventato e inseguito da un collezionista senza scrupoli. Lo chiamerà Everest e, per riportarlo a casa, sugli splendi monti dell'Himalaya, Yi viaggerà attraverso paesaggi naturali meravigliosi, resi ancora più emozionanti dalla musica del suo violino e dalle doti magiche di Everest. Anche il film di Jill Culton sembra possedere qualche qualità nascosta, per come il risultato supera magicamente l'insieme delle parti. Non è certo la prima volta che un film di animazione porta in scena la strana coppia umano/creatura selvaggia (la stessa Culton, quando era alla Pixar, ha lavorato ad un capolavoro del genere quale ''Monsters & Co.''), né la prima volta che la creatura domanda di essere riaccompagnata nel suo mondo (dai tempi di "E.T. Telefono Casa" in poi, è anzi difficile che questo non avvenga) ma 'Il Piccolo Yeti' presenta, se non tratti di novità, di certo una sua peculiarità, che lo tiene prodigiosamente a galla sopra un oceano di luoghi narrativi comuni. Il peloso e tenero Everest canta e s'illumina come Rapunzel e ricorda nello sguardo lo Sdentato di ''Dragon Trainer'', mentre il facoltoso Burnish non può non far pensare al cacciatore di beccaccini Charles Muntz (''Up'') e alcuni dialoghi di Yi con la mamma e la nonna sembrano rubati a ''Inside Out'', eppure 'Il Piccolo Yeti' riesce a non fare di questi rimandi delle scopiazzature involontarie bensì delle piccole colonne di un genere al quale aderire alla perfezione ma con una personalità propria, visiva e narrativa. Merito di una scrittura intelligente, che lavora sul sottotesto tanto quanto su quello di superficie. Così, la bambina "orso", che non passa il tempo a farsi i selfie con gli amici ma a sognare l'avventura, incontra un "orso" vero, gigantesco e leggendario, ma più simile a lei di quanto si possa pensare: piccoli entrambi, ma dotati di una perseveranza degna delle carpe koi, Yi e Everest, insieme agli amici Peng e Jin, superano ostacoli geografici e interiori, per riportarsi vicendevolmente a casa, al di là della fase di crisi. Un film con una forte dominante femminile, che si apre a piccoli grandi momenti di fantasia, valorizza la poesia della natura e fa leva sulle emozioni in maniera onesta e diretta, raccontando ai bambini un'avventura più grande di loro ma sedendosi, per farlo, esattamente alla loro altezza.