Rocca Cinema Imola
Lightyear - La vera storia di Buzz
regia: Angus MacLane
durata: 100'
USA, 2022
venerdì 19 agosto 2022 21:00
La storia che racconta le origini dell'eroe che ha ispirato il giocattolo di Toy Story.

Chi è veramente Buzz Lightyear? D'accordo, era un giocattolo nella saga di ''Toy Story'', ma ha una storia sua? A colmare questa lacuna (o meglio, a creare un megaspinoff) ha pensato la Disney-Pixar con 'Lightyear - La vera storia di Buzz', che vede al centro il simpatico astronauta dalla mascella volitiva e il cuore di panna. No, nessuno degli altri personaggi di 'Toy Story' compare all'orizzonte in versione Easter egg (d'altronde come potrebbe?): la storia è quella di Buzz membro del team degli Space Rangers e intento a fuggire insieme al suo capo Alicia Hawthorne al mondo infestato da creature rapaci in cui sono bloccati. Per riuscirci Buzz dovrà circumnavigare un pianeta a bordo della sua navicella spaziale a velocità supersonica. Peccato che ogni volta che ci prova per lui trascorrono 4 minuti ma per il resto del suo pianeta 4 anni, e che ad ogni suo fallimento il divario fra la sua età anagrafica e quella di Alisha aumenti. Ad aiutarlo sarà un inaspettato comprimario: un gattino hi-tech.

'Lightyear' si cimenta con molti temi di rilevanza drammaturgica: il rapporto fra il tempo e lo spazio, lo Spazio come entità misteriosa, la condanna dell'eroe solitario a fare tutto da solo versus la necessità di formare una squadra, la voglia di superare i limiti della tecnologia ritrovando un'umanità artigianale, e così via. Il film rimanda a molto cinema precedente e persino coevo, da ''Top Gun - Maverick'' a ''Spider-Man - Un nuovo universo'', ma anche ''Gravity'', la serie ''Manifest'', le saghe di 'Star Wars' e 'Guardiani della galassia', ''Jurassic World - Il dominio'', con cui condivide un personaggio di combattente afroamericana e gay, o 'Up' della stessa Pixar, cui ruba l'intensità concentrata nell'amicizia di Buzz e Alisha e i tratti somatici - leggermente virati al femminile - di uno dei personaggi). Ma 'Lightyear' ha anche l'intelligenza e la creatività di superare molti di questi titoli in inventiva, velocità e cuore. Il casting segue tutte le direttive dell'inclusività e del politically correct: personaggi black, ispanici, asiatici (il gatto, nel doppiaggio originale), omosessuali e anziani circondano il maschio alfa anglosassone, peraltro sottoposto ad una sua superiore che come primo gesto lo aiuta a rialzarsi da terra. Non manca nemmeno il comic relief multietnico, chiaramente ispirato a quel Taika Waititi che gli presta la voce nell'originale, e chissà se la Z sull'armatura dei robot nemici del nostro eroe è casuale. Per fortuna però gli sceneggiatori non scordano di dare ad ogni carattere una personalità e un ruolo funzionale alla progressione della storia, e anche se è tutto piuttosto matematico il risultato resta coinvolgente. Sono soprattutto riuscite le scene di azione a rotta di collo, a cominciare da un prologo iniziale al fulmicotone, perché diversamente da tanti blockbuster fracassoni della contemporaneità 'Lightyear' non dimentica mai di intessere l'action con il lato umano della storia, e di sviluppare anche in forma cinetica le relazioni fra i personaggi. Al cuore della storia c'è una riflessione sulla fallibilità umana e una lezione sulla necessità di accettare i propri errori, e più ancora quelli degli altri, incorporandoli nella propria esperienza di vita e nel proprio percorso di apprendimento. Qui gli sbagli di tutti i personaggi, a cominciare da Buzz, non si contano ma diventano occasioni per rialzarsi, esercitando umiltà e buon senso. Il vero nemico sono gli apparecchi elettronici che non funzionano quando servono, in primis i navigatori (inter)satellitari, e un simil Goldrake che si rivela una matrioska domestica. Forse i fan della saga di ''Toy Story'' faticheranno inizialmente a riconoscere il loro Buzz, anche perché il passaggio da 'wingman' di Woody a eroe della storia sposta di parecchio il suo asse narrativo, ma ne ritroveranno la tenerezza e la lealtà negli affetti, il piglio impavido e la determinazione a portare relazioni e progetti "verso l'infinito e oltre".